Ho cercato in questi giorni di trovare il modo giusto per esprimere le sensazioni che ho provato in questa incredibile esperienza ai Campionati Europei di Sheffield, ma mi sembra sempre di essere banale, ripetitiva, forse perché non sono ancora state inventate le parole per descrivere in modo compiuto un’emozione come quella che Evgeni Plushenko ha regalato a noi tutti.
Evgeni mi ha sempre reso felice, ogni volta che scende sul ghiaccio e lo vedo pattinare, che sia uno show o un allenamento, provo una sensazione di armonia assoluta. Ma questa è stata la mia prima volta ad una competizione con la presenza di Evgeni, ed era un desiderio a lungo coltivato poterlo applaudire durante una gara, essere lì, a soffrire, ad attendere, ad esultare. Mai come in questa occasione ho compreso che Evgeni ha qualcosa di più, un particolare indefinibile che non si può spiegare con il talento, la tecnica, neppure con la grandezza della sua espressione artistica. Evgeni è la volontà di riuscire anche quando gli ostacoli sembrano troppo grandi, è il credere in se stessi senza lasciarsi abbattere dai giudizi affrettati e negativi, è la grinta di affrontare con coraggio le prove, l’umiltà di farlo anche ricominciando da capo.
Evgeni Plushenko in questi Campionati Europei è partito dalle qualificazioni: lui che ha vinto tutto si è rimesso in gioco, partendo con il primo gruppo. Sono arrivata di corsa per lo short, con Elisabetta e Consuelo, incrociando le dita per riuscire a beccare tutte le coincidenze. Siamo entrate al Motorpoint Arena quando il primo atleta del primo gruppo aveva concluso il programma. Il tempo di sedersi e renderci conto di dove siamo e il cuore cominicia a battere impazzito…ecco, tocca a lui! La mia mano stringe forte quella di Elisabetta. Triplo toeloop triplo toeloop, e il programma scorre con scioltezza, intensità, uno splendido triplo axel, la sequenza di passi raffinata ed elegante, Evgeni conclude e io ancora non mi rendo conto che è accaduto veramente, ce l’ho fatta, sono qui! Non ha eseguito il quad, ma chi lo segue e si informa sa che Evgeni non sta bene. Il ginocchio sinistro gli fa ancora molto male, dovrà rioperarsi presto. Già il fatto che sia lì è un miracolo, è il frutto della sua volontà incrollabile. E’ secondo, meglio di lui per pochi centesimi solo Artur Gachinski, che ci offre un programma intenso e ben eseguito. Il giorno dopo andiamo ad assistere agli allenamenti, Evgeni è serio e concentrato, entra in pista, inizia a riscaldarsi, prova qualche salto. Poi Mishin, da bordo pista, alza una mano, sventolando 4 dita…è l’indicazione a provare il quad. Elisabetta coglie il segnale, ce lo riferisce, così restiamo in trepidante attesa. Ecco la preparazione, il salto con la velocissima rotazione, l’atterraggio non perfetto, la caduta. Noi tremiamo ma Evgeni si rialza subito, riprende velocità e pochi secondi dopo atterra proprio davanti a noi un meraviglioso quadruplo toe loop, e poi ancora uno, in combinazione con un triplo e infine un meraviglioso triplo axel. Sono alle stelle per la felicità, sento nel cuore che Evgeni ci darà nel free ancora una dimostrazione della sua grandezza di atleta, fugando in un momento, senza bisogno di tante parole, i dubbi e le critiche che hanno accompagnato nell’ultimo periodo la sua carriera: non ce la farà, è troppo vecchio rispetto agli avversari, non riuscirà a mettersi al passo con i nuovi regolamenti, non ha le transitions, non è più veloce come prima…Io ho sempre creduto in lui, perché so che Evgeni crede fermamente in se stesso e non molla mai. Dovrebbero essersene accorti tutti, dopo tanti anni di carriera e tanti titoli vinti, ma forse qualcuno ha bisogno di un’altra dimostrazione di chi sia Plushenko.
La mattina di sabato alle sei e mezza siamo sul supertram che ci porta all’arena. Entriamo, nell’aria si spande la musica del programma di uno degli atleti in gara. Il nostro cuore si allaga di emozione, ci sediamo negli spalti quasi vuoti e dopo poco Evgeni entra in pista: ha un nuovo costume, nero, elegante, il volto è serio, concentrato, sentiamo con lui la tensione per questa gara, che rappresenta un momento di svolta e una conferma. Qualche giro di pista, qualche salto. Noi lo osserviamo in silenzio, vibrando della sua stessa emozione…tra qualche ora il free ci dirà se le nostre sensazioni sono reali: lo vediamo carico, motivatissimo. Alla fine della sessione di allenamento resta per qualche istante fermo a fissare la pista, immerso in pensieri che forse possiamo immaginare. E finalmente la gara inizia, gli atleti si succedono uno dopo l’altro, applaudiamo, partecipiamo, ma la nostra mente e il nostro cuore sono tutti rivolti a lui. Eccolo, si prepara a bordo pista, le mie mani strette a quelle di Consuelo ed Elisabetta, il battito del cuore accellerato. Inizia la musica e insieme la magia. Primo salto, un quadruplo perfetto, urliamo all’unisono e subito uno splendido triplo axel seguito da un triplo toeloop e l’emozione sembra non avere mai fine. Sono i quattro minuti e mezzo più lunghi che abbia mai vissuto. Evgeni pattina con scioltezza, snocciolando un salto dopo l’altro con una sicurezza che ci lascia senza fiato. Il brano è proprio nelle sue corde, un tango passionale, rovente come il suo sguardo che ci cattura tutti. La sequenza circolare è talmente bella che i miei occhi si riempiono di lacrime di commozione, ma non c’è tempo perché il programma prosegue, intenso, veloce e si conclude in un finale mozzafiato in cui vediamo tutta la sua grinta, la sua voglia di esserci, di vincere. L’arena è in piedi, in una standing ovation che sancisce un primato che nessuno gli può togliere. Non abbiamo ancora visto i punteggi, ma per noi, per tutti, Evgeni è il vincitore.
Cosa posso dire ancora? Non servono i punteggi – stellari - a rendere cosa sia stata quella gara, e chi sia Plushenko. Forse non esiste davvero il modo per esprimere un’emozione così profonda. Così rubo la definizione di un anziano signore incontrato nell’ascensore dell’hotel, che, sentendomi parlare di Evgeni ha sorriso e ha detto “Only one word: Plushenko”
Grazie Evgeni.
N.B. Grazie ad Elisabetta, Consuelo e Sara con cui ho condiviso questa straordinaria avventura.
Lorella Miotello
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